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-) Nome maschile e femminile.

-) Plurale: ebeti.

-) Pronuncia e accento: è·be·te.

-) Etimologia: di origine incerta. Si congettura che sia derivato dal verbo latino hebere «essere smussato; intontirsi».

-) Datazione: in uso letterario da 1600.

-) Significato: persona che agisce come se fosse intellettualmente o mentalmente svantaggiata o sminuita; persona che non è né pazza né idiota, ma insufficientemente intelligente, o come intontita.

-) Sinonimi di «ebete»: stordito, intontito, frastornato, rimbambito, goffo, insensata, melenso.

-) Antonimi di «ebete»: ingegnoso, astuto, furbo.

-) Traduzione: tonto, in spagnolo; fool, in inglese; sot (sotte), in francese.

...  Piola rimaneva come ebete, non osando moversi né parlare, raggomitolato in un angolo, e tanto piccino che nessuno badava alla sua presenza.

B. Sperani... La fabbrica... 1894

-) Aggettivo: -) 1. Che agisce come se fosse intellettualmente o mentalmente svantaggiata o sminuita; che non è né pazza né idiota, ma insufficientemente intelligente, o come intontita.

-) Sinonimi: idiota, imbecille, stupido, melenso.

-) Antonimi: ingegnoso, astuto, furbo.

Mi sollevai sbigottito, ebete, senza quasi aver coscienza di me medesimo. Mossi alcuni passi--senza avvedermene camminavo sulla punta dei piedi per non svegliarla--poi me le accostavo e la guardavo sorridendo.

S. Farina... Due amori... 1869

-) 2. (Di un’azione personale) fatto da un ebete; da cui si desume che l’autore è un ebete (stupido).

... con un sorriso ebete.

G. Verga... Mastro... 1889

... in un'espressione di smarrimento ebete.

L. Zuccoli... L'amore di Loredana... 1908

-) Parole derivate da «ebete»: inebetire, inebetito, inebetita, ebetaggine, ebetismo, ebetudine.

 


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